Ossessioni: guida per riconoscerle

Nel senso comune il termine ossessione viene usato spesso come intercalare nelle conversazioni con affermazioni del genere “sono ossessionato da quella ragazza” o “quella canzone è diventata ormai una vera ossessione”. Questo modo comune di descrivere i propri pensieri può creare non poca confusione nel riconoscere e capire il vero significato clinico del termine.

L’uso che se ne fa abitualmente si riferisce la maggior parte delle volte a fissazioni mentali su certi contenuti, persone o fatti, come anche a preoccupazioni eccessive che si intrufolano nella mente di una persona. I motivi di preoccupazione più comuni possono andare dal non sentirsi adeguati nello svolgere il proprio lavoro o non riuscire a farsi valere col proprio capo o anche non portare avanti una relazione sana col proprio partner. Ma, come facciamo a riconoscere se stiamo sviluppando una vera ossessione attorno a questi ed altri pensieri? Come distinguere il pensiero sano dal pensiero ossessivo?

Caratteristiche delle ossessioni

“E’ iniziato tutto all’improvviso. Ero seduta nel divano di casa quando mi è partito il pensiero “e se facessi del male al mio bambino?” Questo pensiero assurdo, in una frazione di secondo ha trasformato la mia vita in un incubo. L’angoscia e il terrore di perdere il controllo e la paura di fare del male alla mia famiglia sono diventati i miei demoni mentali.”

Quella appena riportata è la testimonianza di Claudia (nome di fantasia), paziente affetta da disturbo ossessivo-compulsivo, che racconta il perfetto meccanismo con cui entra in azione un circuito ossessivo e quali sono le caratteristiche principali di una preoccupazione ossessiva.

Le ossessioni possono essere definite come pensieri, impulsi o immagini mentali che vengono percepite come sgradevoli o intrusive dalla persona, che si sente così costretta a mettere in atto delle compulsioni, ovvero comportamenti ripetitivi o azioni mentali che permettono di alleviare momentaneamente il disagio provocato dalle ossessioni. Ci accorgiamo di avere delle ossessioni quando si avverte un forte emozione negativa (di ansia o angoscia) associata ad una preoccupazione che diventa così improvvisa, frequente e incontrollabile, da avere un impatto devastante nella qualità di vita, ripercuotendosi su tutte le aree importanti per la persona, vita lavoro e relazioni. Il circuito descritto insieme all’invalidazione nella qualità di vita, sono gli elementi costituenti il disturbo ossessivo-compulsivo. (per saperne di più leggi anche: link interno)

Un pensiero sfocia in ossessione quando si presentano e si perpetuano queste caratteristiche:

-ricorrente e pervasivo;

-intrusivo;

-vissuto come sgradevole nel contenuto e nel modo con cui si manifesta;

-causa ansia e disagio significativi.

Quando si parla inoltre del modo con cui si manifestano le ossessioni intendiamo che il pensiero non è l’unica forma che può assumere. Le ossessioni possono palesarsi sottoforma di:

  • Pensieri
  • Impulsi
  • Immagini mentali
  • Parole

Una volta che arrivano alla mente della persona esse vengono percepite come involontarie e intollerabili, provocando acuti livelli di ansia e disagio. Caratteristica distintiva è, quindi, che compaiono in modo improvviso e non premeditato e spesso sono vissute come immorali e possono rappresentare il peggiore scenario catastrofico in una delle aree importanti di vita della persona.

Preoccupazioni o ossessioni? La linea di confine

Innanzitutto è necessario chiarire che: preoccuparsi è una condizione del tutto normale per noi essere umani. La preoccupazione e la paura hanno un importante ruolo evoluzionistico e aiutano la persona a focalizzare la persona su possibili fonti di minaccia mettendoci in uno stato di allerta utile al fuggire o intervenire su un determinato problema che si può presentare. A quanti di noi sarà capitato prima di un esame universitario di preoccuparci di quanto la nostra preparazione fosse sufficiente a superare quella materia? Immaginandoci i peggiori scenari apocalittici nel caso in cui le cose non sarebbero andate secondo i nostri piani? Succede però in certe circostanze particolarmente stressanti che una normale e utile preoccupazione vada oltre un certo livello e inneschi così uno stato d’ansia eccessiva. Da qui si innesca un vortice di pensieri che blocca letteralmente l’azione. Ci troviamo di fronte ad un’ossessione e non più a una sana preoccupazione.

Capire allora la differenza diventa possibile soffermandosi su specifiche caratteristiche e rispondendo a queste domande:

  • Gran parte della giornata è dedicata ad un pensiero fisso?
  • L’emozione suscitata dai pensieri porta ad un generale senso di angoscia e disagio?
  • I tentavi di interrompere il flusso di pensieri e distrarsi sono vani e controproducenti?
  • La preoccupazione che stiamo avendo è realista?
  • Questi pensieri vi spingono a realizzare qualcosa che sapete essere assurdo o che non risolverà il problema e continuate a farlo? Lavarvi di continuo le mani, aprire e chiudere la porta un determinato numero di volte, evitare di toccare qualsiasi cosa con le mani…
  • La preoccupazione è avvertita come eccessiva? Causa vergogna?
  • I pensieri e comportamenti ad essi associati incidono sul lavoro e/o sulle relazioni affettive?

Se per la maggior parte delle domande la risposta è affermativa, è molto probabile che siamo in presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo che si caratterizza oltre che per il binomio ossessioni e compulsioni, per la forte incidenza e impatto che ha nel bloccare la persona su più aree della propria vita.

Principali ossessioni

Pur essendo una tipologia di disturbo costituita da un’architettura interna e struttura principale, esistono diverse tipologie di ossessioni che determinano alcune sottocategorie di disturbo ossessivo-compulsivo, costituite ciascuna da un contenuto diverso.

Ecco le principali:

  • Paura di poter contrarre malattia grave o letale, o paura di poter contaminare terzi;
  • Paura di aver causato un danno involontario a qualcuno;
  • Paura di avere agiti etero-aggressivi: “potrei far del male a qualcuno”;
  • Paura di avere agiti auto-aggressivi: “potrei gettarmi da un burrone”;
  • Pensieri disturbanti o proibiti come uccidere o far del male al proprio partner o ai propri familiari;
  • Dubbi sull’aver commesso o meno alcune azioni come aver chiuso il gas o ?
  • Pensieri o immagini riguardanti eventi che potrebbero accadere;
  • Idee o immagini a sfondo sessuale o circa la propria identità sessuale;
  • Idee religiose o intrusive su Dio: “io ho peccato tanto, Dio non mi perdonerà e andrò all’inferno”;
  • Dubbi ossessivi riguardo le relazioni sentimentali, come dubitare della fedeltà del partner o della propria veridicità sentimentale.

Queste diverse tipologie di ossessioni possono coesistere all’interno di un disturbo ossessivo-compulsivo o manifestarsi in tempi diversi nel corso di vita della persona. A questi interrogativi e dubbi incessanti che minacciano la serenità e l’equilibrio mentale, come fa l’individuo a cercare riparo?

Le soluzioni dell’ossessivo

Come abbiamo visto l’ansia che può generare un pensiero e un’immagine ossessiva è tale che si rende necessario qualunque tentativo che la possa contenere. Per cercare di ridurre e contenere la sofferenza generata dalle ossessioni, la persona mette in atto dei tentativi di soluzione che purtroppo rappresentano solo false illusioni e anzi spesso fungono da fattori di mantenimento. Sono false in quanto vengono prodotte nella convinzione e speranza di poter eliminare il problema e al contrario lo incrementano.

Avere la testa sempre invasa da pensieri minacciosi porta a una sensazione che si incrementa di volta in volta, di insicurezza e inadeguatezza. Quando si è preda di tali meccanismi, nel tentativo di alleviare l’ansia, possono mostrarsi inizialmente utili alcuni gesti ripetuti o azioni mentali che generano nel tempo rituali “scaccia paure”, ossia le compulsioni. Tra quelle più riconosciute rientrano il pulire costantemente le superfici di casa, lavarsi ripetutamente le mani, igienizzare costantemente oggetti o altro, verificare un certo numero di volte (mai sufficienti a garantire la sicurezza dell’azione) di aver chiuso il gas o la porta di casa.

Le compulsioni tuttavia non sono soltanto comportamentali ma anche cognitive. Vediamo quali sono:

  • evitamento dei pensieri fonte di disagio. Cercare di impegnarsi il più possibile nelle attività giornaliere, riempiendo tempo e spazio mentale purtroppo si rivela un’impresa quasi impossibile che più che aumentare la sensazione di controllo della propria vita, alimenta il senso di inadeguatezza dato dall’impossibilità di fermare i propri pensieri. Anzi questo spesso li rende facilmente più ingombranti;
  • il controllo del pensiero ovvero la tendenza a cercare di controllare o provare a scacciare dalla mente i pensieri e le paure percependo i propri pensieri come intollerabili;
  • la richiesta di rassicurazioni ad altri. Nel tentativo incessante di risolvere un dubbio “persecutorio” o una paura di un fatto che non si ha certezza si possa verificare, un aiuto esterno in certi momenti viene avvertito come necessario ed essenziale a placare l’ansia. Purtroppo senza neanche dover aspettare troppo tempo ci si rende conto che una conferma dell’altro non è sufficiente a dare sollievo nel tempo;
  • l’intolleranza alla consapevolezza del rischio. La presenza di pensieri minacciosi nei soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo è percepita come intollerabile in quanto una preoccupazione nel momento in cui si palesa alla coscienza; prenderne coscienza anche solo per pochi secondi provoca elevata sofferenza.
  • l’evitamento di situazioni che potrebbero innescare il pensiero ossessivo- Convincendosi che ci siano dei contesti o stimoli specifici che possono più facilmente innescare le preoccupazioni temute, la persona nel tentativo di proteggersi fugge da tutti quei luoghi, contesti sociali, immagini che nel contenuto possono rievocare le proprie paure. Tale risoluzione porta a un superficiale e sempre più breve senso di benessere e controllo ma evitare non fa altro che alimentare e rendere più credibile e temibile il pensiero. Evitando il soggetto non ha modo di sperimentare che ansie e paure sono eccessive e nell’andare del tempo oltre a diventare sempre più ingombranti nella propria vita, aumenteranno di numero le situazioni che ci si sentirà costretti ad evitare.

Tutti i tentativi descritti portano a false soluzioni: un sollievo momentaneo che dura sempre meno nel tempo e alimenta ossessioni e compulsioni. Per evitare di venire sommersi dai pensieri e diventare vittima delle proprie paure non serve e soprattutto non aiuta chiedere conferme e rassicurazioni ad altri, evitare particolari circostanze temute e continuare a dar corda “sezionando” ogni minima sfumatura delle paure che continuano a tornare. Un primo tentativo valido di soluzione è riconoscere tutti le compulsioni messe in atto e iniziare ad intervenire su quelle meno automatizzate, sforzandosi di non cedere alla tentazione di trovare una soluzione immediata ma di breve durata. Non è affatto cosa semplice e serve costanza e continuo sforzo, ma tramite un aiuto mirato questo può essere fatto in modo continuativo e dare importanti risultati.

Bibliografia

 

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